Ci ha detto una mamma ad un incontro dell’ANFAA:
“Siamo i genitori di un ragazzo che è diventato nostro figlio quando già aveva 9 anni compiuti. Lorenzo si portava con sé una serie di esperienze positive e negative, dei vissuti di abbandono che lo avevano profondamente segnato, che gli avevano tolto la fiducia negli uomini e che lo avevano fatto crescere prematuramente (praticamente lui non aveva mai potuto fare il bambino, aveva dovuto sempre lottare, con preoccupazioni che erano già da adulti)… Dopo i primi mesi di relativa tranquillità cominciò a rifiutare prima le regole della scuola e poi quelle della famiglia….Le cose peggiorarono quando entrò nella scuola media ed iniziò un’adolescenza precoce. Al rifiuto delle regole subentrò anche la ribellione e ai problemi propri dell’età si accavallarono quelli legati al suo passato. Che fare? Occorrevano degli aiuti che noi non riuscivamo a trovare. I servizi, oltre al personale della neuropsichiatria infantile, non avevano altro da offrirci; cercammo disperatamente in tutti i settori, laici e cattolici, senza risultato. Si vedeva che il ragazzo soffriva, era sempre agitato e noi volevamo aiutarlo.
Puntavamo molto sulla scuola (mamma insegnante che viene da una famiglia di insegnanti), che purtroppo non era strutturata per casi come il nostro: Lorenzo non poteva essere considerato fra i disabili poiché era intelligente ed i problemi erano di comportamento. Dopo qualche timido tentativo ci sentivamo dire le solite frasi “Sa… noi dobbiamo svolgere il programma… Dobbiamo pensare agli altri studenti… e poi ci sono i genitori!!!” quindi dopo le note arrivava la sospensione, la non ammissione.
Tentammo in tutti i modi di ottenere disponibilità e aiuto dalla scuola: ogni volta all’inizio sembrava che qualcosa funzionasse, poi tutto tornava come prima. Si cambiò anche scuola, ma senza esito. Alla fine decidemmo di prendere un educatore privato che lo seguisse sul piano scolastico, affiancato da uno psicologo (sempre privato) che ci diedero veramente una mano, soprattutto quest’ultimo.
Furono anni molto difficili, anche se il ragazzo si manteneva sempre sul piano del lecito, non cadde in situazioni irreparabili.
Finalmente ci fu un cambiamento nei servizi sociali. Incontrammo un assistente sociale che prese in mano la situazione e con professionalità ed umanità studiò un piano di intervento con l’aiuto di un educatore, che si rivelò professionalmente preparato, ma soprattutto in grado di entrare nella psicologia del ragazzo. Nostro figlio accettò queste nuove figure come amici, ebbe fiducia in loro e, a partire dai sedici anni, famiglia e servizi poterono lavorare insieme a Lorenzo: ci furono degli inserimenti positivi nel mondo della scuola e delle esperienze lavorative molto significative.
Lorenzo maturò pian piano ed i primi risultati si ebbero ai 18 anni e poi ancora più avanti. Ora che ha vent’anni si può dire che è un figlio molto affettuoso, attaccato alla famiglia, disponibile e generoso verso gli altri, abbastanza rispettoso delle regole, anche se con un carattere un po’ ribelle”.
C’è da considerare che attualmente i minori che vengono accolti in adozione (sia nazionale che internazionale) sono sempre più avanti di età e pertanto le problematiche di vera e propria aggressività sia in famiglia che a scuola si moltiplicano. Si segnala tutto questo affinché si comprenda che certe pesanti situazioni non sono vissute solo dalle famiglie problematiche ma le si ritrovano nelle famiglie che hanno accolto minori con vissuti di maltrattamenti e abusi di vario tipo; nel contempo la scuola si ritrova con situazioni di bullismo già dalla scuola materna.