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Sezione di Bologna

In data 9 maggio 2004 la Sezione di Bologna dell’Anfaa, unitamente alle altre Associazioni di seguito indicate, ha inviato all’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna, dott. Gianluca Borghi e all’Assessore alla Sanità e alle Politiche Sociali della Provincia di Bologna, dott.sa Donata Lenzi la seguente lettera in merito al sostegno dell’affidamento e delle adozioni di minori “difficili”.

In qualità di associazioni che operano nell’ambito sociale, con specifico riferimento a famiglie con esperienze di adozioni e affidamenti, anche “difficili” e prolungati, di minori, vorremmo portare alla vostra attenzione quanto segue.

L’art. 6, comma 8, della legge n. 184/83, così come modificato dalla legge n. 149/01, dispone che “Nel caso di adozione dei minori di età superiore ai dodici anni o con handicap accertato ai sensi dell’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, lo Stato, le regioni e gli enti locali possono intervenire, nell’ambito delle proprie competenze e nei limiti delle disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci, con specifiche misure di carattere economico, eventualmente anche mediante misure di sostegno alla formazione e all’inserimento sociale, fino all’età di 18 anni degli adottati”.

Ci rammarichiamo che la legge, trattando un così delicato argomento, non imponga un obbligo alle istituzioni a fornire gli aiuti previsti in quanto tutto è subordinato ai “limiti delle disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci” .

In base alle positive esperienze finora realizzate (esemplare, a questo riguardo, quella di Nicola descritta dalla sua mamma adottiva Giulia Basano nel libro “Nicola, un’adozione coraggiosa“), riteniamo che l’adozione di un bambino “diverso” non possa riuscire contando solo sulla disponibilità della famiglia.

Sono infatti necessari non solo una rete di rapporti umani e sociali che arricchisca la vita del nucleo familiare e ne impedisca l’isolamento – in questo senso è fondamentale l’operato delle associazioni – ma anche e soprattutto dei servizi che le Istituzioni preposte sappiano mettere a disposizione di queste famiglie.

Per una buona riuscita di queste adozioni è indispensabile, un accurato e competente lavoro di sensibilizzazione della comunità e di selezione e formazione delle famiglie.

E’ inoltre indispensabile un sostegno continuato nel tempo da parte degli amministratori e degli operatori che garantisca un aiuto psicologico, i necessari interventi riabilitativi, un corretto inserimento scolastico, il collocamento lavorativo nei casi in cui il soggetto, superata l’età dell’obbligo scolastico, ne abbia le capacità e un adeguato contributo economico.

A maggior ragione, qualora, nel percorso di affidamento di minori con handicap o particolari problematiche, maturassero condizioni per un passaggio condiviso all’adozione (disponibilità della famiglia, decreto di adottabilità del Tribunale dei Minorenni, positiva valutazione dei Servizi), sarebbe auspicabile la continuità del sostegno di affiancamento psico-sociale ed economico alla famiglia adottiva.

Per attuare quanto previsto dall’articolo sopra citato Vi richiediamo quindi di regolamentare il sostegno delle “adozioni difficili”, per cui finora non sono stati ancora stanziati finanziamenti specifici.

La proposta dell’Anfaa Nazionale, che ci sentiamo di appoggiare pienamente, è che gli Enti gestori degli interventi assistenziali corrispondano ai genitori di minori italiani e stranieri adottati dall’età di 8 anni in poi (chiediamo pertanto di abbassare l’età prevista dalla normativa nazionale) e a quelli con handicap accertato un contributo economico, indipendentemente dal loro reddito, almeno pari al rimborso spese corrisposto agli affidatari, fino, almeno, al raggiungimento della maggiore età dell’adottato.

La Regione dovrebbe inoltre prevedere, nella delibera o legge che assuma al riguardo, che il Tribunale per i minorenni possa indicare nel provvedimento con cui dispone l’adozione, compresa quella “nei casi particolari”, che le provvidenze di cui sopra siano estese anche ai genitori adottivi dei minori, di qualunque età, che – per la gravità delle loro condizioni (gravi malattie o abusi e violenze subite) – necessitino di specifici supporti.

Se queste richieste verranno accolte si creeranno condizioni migliori per favorire le adozioni dei bambini grandicelli o portatori di handicap.

Il futuro di tanti bambini soli dipende anche dai sostegni che saremo in grado di assicurare alle famiglie che li accoglieranno.

Una specificazione legislativa in merito a quanto sopra, oltre che favorire le adozioni di minori in difficoltà e riconoscere obiettivamente una funzione sociale alle famiglie coinvolte, renderebbe la Regione Emilia Romagna e la Provincia di Bologna promotrici di un’iniziativa amplificabile a livello nazionale, contribuendo anche, in modo consono e significativo, all’abolizione degli Istituti prevista per il 2006.

Restiamo disponibili inoltre, nel rispetto delle rispettive competenze di ogni soggetto, ad aprire un costruttivo confronto tra le Associazioni e le istituzioni di riferimento, al fine di concretizzare al più presto lo spirito della legge con delibere in merito e relativi finanziamenti specifici.

Le associazioni che sostengono questa proposta sono:

· Anfaa Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie – Sezione di Bologna – ref. Paolo Picotti, Francesco Riccardi

· Associazione Comunità Maranà-tha O.N.L.U.S. – ref. Mario Beghelli

· Associazione Casa Famiglia “Dolce Acqua” – ref. Enza Caricchio

· ACF Associazione comunità e famiglia Emilia Romagna – ref. Giampaolo Pierotti

· Associazione Gli Amici di Siraluna – ref. Eva Dal Pozzo

· Associazione Famiglia Aperta – ref. Grazia Carboni

per le associazioni

Francesco Riccardi – Anfaa Bologna

Sezione di Firenze

La sezione Anfaa di Firenze, ha avuto l’opportunità, grazie all’iniziativa della sezione Soci Coop di Campi Bisenzio e alla collaborazione di due socie Anfaa, di sperimentare un’iniziativa che finalmente coinvolgesse le madri naturali affidanti.

L’iniziativa della sezione Soci Coop di Campi Bisenzio consisteva nella conduzione di un corso di cucina multietnica, per il cui svolgimento era indispensabile reperire personale di altri Paesi.

Le socie Anfaa, che nel frattempo hanno affidi (consensuali) multietnici in corso, venute a conoscenza dell’iniziativa, hanno subito proposto le mamme multietniche dei rispettivi bambini affidati.

Le mamme in questione si sono dimostrate fin dall’inizio entusiaste della proposta, hanno accettato ed hanno regalato a tutti i partecipanti al corso, oltre che i segreti delle loro ricette, momenti di vera aggregazione sociale.

Il corso si è concluso con una grande cena. La serata si è svolta all’insegna di tanta allegria, partecipazione un po’ di commozione e naturalmente di ottimi piatti di Cuba, Sry Lanka e Marocco in rappresentanza di tre continenti; musiche africane ed indiane hanno fatto da sottofondo ad un’ esibizione di danza tradizionale egiziana e ad una dimostrazione di yoga.

Le mamme protagoniste della serata, hanno superato se stesse preparando i propri piatti tradizionali per circa 100 persone e aiutando a servire a tavola indossando i loro costumi tipici.

Le mamme affidatarie, non multietniche, hanno imparato tanto da questa felicissima esperienza e si stanno prodigando affinché anche le istituzioni (centri affidi in particolar modo) sponsorizzino iniziative simili. A nostro parere anche le famiglie affidanti, non solo quelle affidatarie, hanno necessità di socializzare, scambiare idee, arricchire le loro conoscenze, soprattutto nel mondo a loro sconosciuto dell’affido per non viverlo come sconfitta, ma come opportunità temporanea di vero aiuto.

Daniela Saccardi e Paola Berni

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