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Riportiamo qui di seguito l’articolo pubblicato su “La Repubblica” del 28 aprile u.s. in cui si riporta la notizia agghiacciante di un minore proposto come “premio” da una trasmissione televisiva. Un bambino ridotto a “merce” di scambio, a polo di attrazione utile ad aumentare lo share di ascolti di una rete televisiva. E’ la dimostrazione delle nefaste degenerazioni cui può condurre un sistema quale quello americano che basa la sua concezione dell’adozione su un mero contratto tra le parti. E’ anche un campanello di allarme che deve far riflettere chi guarda favorevolmente, all’introduzione, anche in Italia, delle cosiddette “adozioni aperte” .

WASHINGTON – Jessica ha sedici anni, non è sposata, sta per avere un bambino. Che non potrà tenere. E che dunque dovrà essere adottato. Ma Jessica ha selezionato le coppie che potrebbero diventare mamma e papà del piccolo. Solo che lo ha fatto davanti alle telecamere di un programma televisivo. Si intitola Be my baby ed è la nuova “trovata” della statunitense Abc e, neanche a dirlo, ha dato vita a polemiche e proteste anche nell’America divorata dalla febbre della reality television. Cinque coppie in lizza, un neonato in premio ed un’adolescente futura mamma che ha selezionato personalmente i finalisti che potrebbero vincere l’ambito trofeo. Il programma è presentato da Barbara Walters, celebre giornalista nonché madre adottiva. Il che ha reso ancora più accesa la controversia. Se si dà un’occhiata, si vedono le cinque coppie selezionate, piuttosto nervose, sottoposte ad una “intervista” di trenta minuti con la giovane Jessica, che deve decidere a chi assegnare il piccolo…..

Per difendersi dalle critiche la Abc, piombata al quarto e ultimo posto negli ascolti tra i network televisivi Usa (dopo Nbc, Cbs e Fox), ha ammesso di avere presentato la trasmissione sull’adozione in modo sbagliato. Gli spot promozionali hanno lasciato “l’impressione inesatta” che Be my baby sia un nuovo reality, con cinque coppie in competizione, mentre invece, stando alle intenzioni degli autori, vorrebbe essere un’inchiesta sui meccanismi e sugli aspetti umani delle cosiddette adozioni aperte, quando cioè la madre del bambino entra in contatto con i futuri genitori adottivi.

Fatto sta che l’equivoco, più o meno voluto, ha suscitato reazioni animate. “Forse il dipartimento marketing ha preso la mano alla Abc cercando di dare al programma una atmosfera da reality show che non ha – ha osservato la giornalista radiofonica Jane Braverman – ma indubbiamente il network ha raggiunto un punto basso nella sua esistenza, speculando sulle adozioni dei bambini per fare audience”.

“Indignazione” è stata espressa anche da “A Child’s Waiting”, l’agenzia di adozioni che ha collaborato al programma “Avevamo partecipato all’iniziativa per educare la gente sulla realtà dell”adozione aperta’ – ha affermato la portavoce dell’agenzia, Jennifer Marando -, ma la trasmissione si è trasformata in un programma di intrattenimento presentato come un reality”.

Nel frattempo, il bimbo di Jessica è nato. E la tv ha mostrato la ragazza, con in braccio il piccolo, firmare tra le lacrime, sul letto d’ospedale, il contratto di rinuncia al figlio. La legge dell’Ohio consente alla madre 72 ore di “riflessione” per tornare sulla decisione. Un periodo di dubbi e rimorsi, seguito però, fedelmente, dalle telecamere della Abc.

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