Le istituzioni informino sui parti in anonimato e sulla garanzia di presa in carico delle donne che non intendono riconoscere i nascituri prima, durante e dopo il parto. sul caso di Milano: le culle (nemmeno quelle negli ospedali) non sono la soluzione, scorretto e dannoso rivelare il nome del neonato, sovrastimati di dieci volte i dati degli abbandoni.
La vicenda del piccolo lasciato nella culla dell’Ospedale di Milano spinge doverosamente
l’Associazione nazionale famiglia adottive e affidatarie – Anfaa, attiva da oltre 60 anni nella tutela dei diritti dei minori, ad alcune considerazioni.
1) Anzitutto, quando avvengono simili episodi, pochi si interrogano sui motivi che portano a una decisione così dolorosa, soprattutto in questo caso, di fronte a una donna che dimostra amore per il piccolo cui ha dato la vita, fino al punto di separarsi da lui per dargli un futuro. Pochi pensano alla solitudine in cui le partorienti vengono lasciate in momenti così drammatici della loro vita e al dolore che accompagna un gesto così disperato.
Pochissimi sanno, per carenza informativa grave delle Istituzioni, che le partorienti –
comprese le extracomunitarie senza permesso di soggiorno – che non intendono riconoscere e provvedere personalmente al proprio nato, hanno diritto a partorire in assoluta segretezza negli ospedali e nelle strutture sanitarie, garantendo, in tal modo, a sé stesse e al neonato, la necessaria assistenza e le opportune cure.  Di seguito il testo completo ANFAA – Comunicato su neonato