Rischio giuridico sull’adozione
Rischio giuridico
ASPETTI SULLA MODALITA’ OPERATIVA
In base all’esperienza acquisita nel corso degli anni, abbiamo segnalato in più occasioni la necessità che vengano definite delle Linee Guida da parte delle Regioni per orientare e coordinare il lavoro degli operatori dei servizi socio-assistenziali e sanitari.
Irrinunciabile, a nostro parere, è la definizione di una modalità operativa condivisa diretta a:
- preparare il minore all’affidamento “a rischio giuridico di adozione”: l’equipe competente, insieme con gli educatori della comunità o con gli affidatari, dovrebbero spiegare al minore le decisioni assunte dai giudici, nei tempi e nei modi consoni alla sua età e situazione…
- conservare – e consegnare alla famiglia affidataria – la documentazione significativa riguardante la storia del minore: si potrebbe introdurre la creazione di un dossier contenente un resoconto delle fasi salienti della sua vita, con le relative foto, i giochi preferiti, le pagelle…
- fornire agli affidatari un’approfondita conoscenza della situazione personale e famigliare del bambino: conoscenza intesa come acquisizione degli elementi indispensabili per potersi rapportare in modo corretto con lui; le notizie parzialmente taciute dagli operatori e/o dai giudici che propongono l’abbinamento, per “timore” di violare il segreto professionale, rischiano di rendere più complesso l’inserimento del bambino in famiglia
- fornire agli affidatari adeguati e tempestivi ragguagli sullo stato del procedimento relativo al bambino: vale a dire sui ricorsi possibili e i loro esiti, sui tempi e le parti in causa, sulle azioni di competenza del tutore e del curatore speciale del bambino …
- potenziare il supporto psico-sociale a favore degli affidatari: gli operatori e/o i giudici chiedono spesso agli affidatari di comportarsi e di rapportarsi al bambino come se fossero i genitori “definitivi”, già adottivi del bambino, perché lui ha bisogno di forti rassicurazioni affettive per le privazioni subite. Ma gli affidatari non lo sono ancora (anche se lo desiderano) e non sanno se lo diventeranno…pertanto non sempre sanno come porsi nei confronti del bambino …I dubbi e le perplessità sono talvolta amplificati dal periodico incontro del bambino con la sua famiglia d’origine presso i cosiddetti “luoghi neutri”. Gli affidatari vedono le ripercussioni sul bambino di questi incontri: il rientro da questi appuntamenti è sovente accompagnato da reazioni significative (mutismo, irritabilità, richiesta di conferme affettive, ecc.); il “riassestamento” è lungo, anche per l’ambiguità o la contraddittorietà dei messaggi ricevuti e per lo stress subito. Gli affidatari chiedono come poter rassicurare il bambino: a differenza degli altri affidatari essi non hanno molti strumenti per poterlo fare; il loro messaggio è: “Noi ti vogliamo bene, desideriamo che tu stia con noi per sempre, ma la decisione non spetta a noi”. Per tutti questi motivi si comprende l’importanza di assicurare alle coppie che hanno accolto un bambino “a rischio giuridico di adozione” un adeguato supporto psico-sociale non solo a livello familiare, ma anche a livello di gruppo (gruppi di sostegno) durante tutto il periodo di affidamento.
Auspichiamo, infine, un impegno di tutte le Istituzioni coinvolte nel procedimento (Procura della repubblica, Tribunale per i minorenni, servizi socio-assistenziali e sanitari, ecc..) per ridurre i tempi di definizione della situazione giuridica del minore e per velocizzare le attuali prassi operative.
La circolare n.389 del 3 marzo 1983 – Regione Piemonte
In Piemonte, anche grazie al nostro decisivo impegno, è stata approvata la circolare n. 389 del 3 marzo 1983 sugli affidamenti “a rischio giuridico d’adozione”, sottoscritta dal Presidente del Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta e dall’Assessore all’assistenza del Comune di Torino e recepita successivamente dalla Regione Piemonte.
Tale circolare si basa su tre presupposti fondamentali:
- garantire, per quanto possibile, la continuità affettiva del bambino nei cui riguardi è stato aperto il procedimento di adottabilità
- ridurre allo stretto necessario la permanenza in istituto o in comunità alloggio, che a volte si protrae anche per molti anni, in considerazione della conseguenze negative dell’istituzionalizzazione ampliamente dimostrate anche a livello scientifico
- scongiurare la realizzazione di affidamenti “impropri” a persone prive dei requisiti previsti dalla legge per l’eventuale futura adozione.